I MISTERI DIETRO LA STRAGE DI BEIRUT: tra ciò che non è stato detto e ciò che è voluto sembrare.

I MISTERI DIETRO LA STRAGE DI  BEIRUT: tra ciò che non è stato detto e ciò che è voluto sembrare.

IN un mondo in cui oramai, sia l’informazione ed il suo controllo, a rappresentare la nuova frontiera del potere e della ricchezza, non deve affatto stupire che le informazioni che siano destinate alla massa, vengano sottoposte a forte ed intensa setacciatura, solo dopo la quale, saranno appunto pronte per essere consegnate alle ”coscienze” della massa stessa. Ecco, proprio con la consapevolezza di questo paradigma pressoché immutabile, nel mio continuo studiare e ricercare, nei vari e diversi ambiti della conoscenza, ho imparato che gli avvenimenti epocali che saranno consegnati alla memoria e conoscenza storiche dei popoli, vengano narrati per sembrare ciò che non siano, e di contro, ne venga resa assurda ed improbabile, ogni ipotesi che si avvicini invece a tentare di scoprirne la reale identità e fondamento.

Ecco in virtù di ciò, l’esplosione avvenuta nella Capitale libanese di Beirut, qualche giorno fa, non ha solo travolto ogni ostacolo materiale e (purtroppo) umano che vi si trovasse innanzi, ma ha scosso l’intero mondo dell’informazione, della politica ma anche delle coscienze; ecco, forse un po’ troppe coscienze. Ma andiamo con ordine.

Inutile sottolineare e dire, forse in maniera un po’ retorica e moralista, il profondo dispiacere e l’orrore, nell’aver osservato quelle immagini, narratrici di così tanta morte e distruzione. Ed è proprio in virtù di una strage tanto immane, ed all’apparenza immotivata, che io abbia quindi deciso di scavare nel torbido mondo delle ricche informazioni, per tentare di dare una spiegazione, non pretendo logica, ma quantomeno plausibile.
E vi sorprenderà osservare, come alcune spiegazioni che proverò qui a fornire sembreranno, stranamente ed anche fin troppo, convincenti, per un atto invece apparentemente insensato, come l’esplosione avvenuta, tanto da non sembrarvi nemmeno vere.

Iniziamo con l’esaminare gli avvenimenti.
Martedì 4 Agosto scorso, migliaia di video avevano iniziato ad invadere tutti i social network, mostrando le terrificanti scene dell’esplosione avvenuta a Beirut, che ha avuto come ”epicentro”, il porto della Capitale libanese, risultato completamente raso al suolo, insieme agli edifici nel raggio di alcuni chilometri.
I video che hanno iniziato a circolare, mostravano il porto libanese già in avanzato stato di incendio, accompagnato da alcuni esplosioni di bassa intensità, ed il tutto sormontato da un’altissima colonna di fumo nero.
La scena cambia immediatamente con quella che sembra (sembra) essere un’esplosione autogenerata, che provoca un’onda d’urto ed un fungo fumogeno, molto simile alle esplosioni atomiche, che non invece ad esplosioni generate da autocombustione di materiali infiammabili o esplosivi. Come se ciò non bastasse, a seguito dell’esplosione, si vede mutare il colore della colonna di fumo che, sebbene fino a quel momento fosse stata di un normale nero, la si vedeva assumere un intenso colore rosso, tendente all’arancione.

La prima ipotesi che fu data, riguardò quella di un semplice incendio, avvenuto in un magazzino di fuochi d’artificio, la cui prolungata combustione, avesse poi condotto alla successiva deflagrazione.
Una spiegazione poco convincente, direte; ed infatti, stranamente, quasi come se si volesse sopperire alla mancanza di ”informazioni”, si cominciò a partorire e valutare ulteriori ipotesi in esame, come quella di un deposito di armamenti, chi dicesse illegali, chi dicesse confiscati; altri che invece ipotizzarono una presunta matrice terrorista. E quindi chi iniziò ad avanzare l’ipotetica responsabilità di Hezbollah, chi invece la matrice israeliana, visti i recenti dissapori tra il Libano ed Israele (ma ne parleremo tra poco); altri ancora che ipotizzarono un raid, senza specificarne la matrice.
Insomma, in questi poco meno di tre giorni, le congetture, si può dire, si siano sprecate al vento, e stranamente aggiungerei, vista la scarsità di informazioni che solitamente circola, da parte degli organi informativi di primo piano, quando solitamente accadano di queste stragi.
Ma le due cose veramente incredibili, sono state (in ordine cronologico) la dichiarazione del Presidente libanese, con cui abbia dato per quasi certa, la causa dell’esplosione, in un carico sequestrato 7 anni fa, di munizioni ed armamenti, al cui interno ci fosse nitrato di ammonio; la seconda stranezza, è stata la comparsa di video in cui sia sembrata comparire, qualche istante prima dell’esplosione, una sagoma nera che sembri cadere proprio nel luogo in cui vi fosse l’incendio e che, da lì a poco, avrebbe ospitato la terribile deflagrazione che seguì.

Va infatti ammesso, osservando attentamente i video dell’esplosione, e delle modalità con cui la stessa sia avvenuta, che il momento in cui la detonazione si sia verificata, questa sembrerebbe essere causata dall’impatto e dal conseguente scoppio, di un corpo esterno. Se si osserva infatti il lato in cui si trovi l’edificio bianco rimasto più o meno ancora in piedi, esattamente qualche frazione di secondo prima dell’esplosione, sembra esserci quella che sembra essere una detonazione più piccola, dovuta alla caduta di un altro corpo. La struttura dell’esplosione, infatti, sembra svilupparsi molto più verso l’alto, che non verso l’esterno come invece dovrebbe succedere in caso di deflagrazione autogenerata. Per non parlare poi del fungo fumogeno di natura più simile alle esplosioni atomiche, che non a quelle di natura endogena, e di quella strana cupola di spostamento d’aria che avviene immediatamente dopo che, di nuovo, sembra appartenere più ad un’esplosione provocata da un corpo esterno magari a sua volta esplosivo.
Va infatti detto che, qualora quanto il Presidente libanese abbia detto fosse vero, e cioè che l’esplosione fosse stata causata da armi la cui composizione fosse di nitrato di ammonio, il fumo che ne sarebbe dovuto fuoriuscire, avrebbe dovuto assumere una colorazione gialla, e non certamente nera prima, e rossa dopo l’esplosione. Le modalità di deflagrazione, sembrerebbero molto più vicine ( se non identiche) a quelle che avvengono con l’esplosione di bombe termobariche, che seppur sprovviste di energia nucleare, possiedono modalità esplosive molto simili a quelle degli ordigni atomici.

Esaminati i dati empirici ed osservabili, o quantomeno desumibili, andiamo adesso a dare uno sguardo ad alcune situazioni geopolitiche ed economiche, che potrebbero gettare un’ipotetica luce, sugli avvenimenti relativi alla strage libanese.
Il primo, riguarda alcuni attriti tra il Libano ed Israele (come già accennato prima), riguardo la contesa di alcune aree marittime soggette a possibile presenza di gas ed idrocarburi.
Poco più di due anni fa, infatti, il Libano aveva affidato due dei dieci lotti a sua disposizione, a tre compagnie petrolifere: l’italiana Eni, la francese Total, e la russa Novatek. Di questi dieci lotti teoricamente in suo possesso, il Libano ne dispose momentaneamente due, poichè alcuni sembrassero essere in contesa con Israele, e uno solo con la Siria.
Per quanto concerne invece il porto di Beirut, a causa di problemi finanziari interni allo Stato, il Governo libanese da poco tempo ha disposto la privatizzazione di alcuni servizi ed infrastrutture pubbliche, che fino a questo momento vedessero una partecipazione maggioritaria del Governo stesso.

Ad essere sincero, appena sia riuscito ad entrare in possesso e conoscenza di tali informazioni, nemmeno per un secondo mi ha sfiorato l’idea che queste potessero essere state un’eventuale causa o pretesto, per l’esecuzione di una strage imponente, come quella verificatasi al Porto di Beirut.
Per quanto riguarda infatti il primo elemento, ovvero quello riguardante l’ipotetica questione petrolifera con Israele e (molto minimamente) con la Siria, mi sono sentito di rigettarne un eventuale collegamento, per due ordine di motivi: per quanto concerne un’ipotetica implicazione siriana, questa è totalmente da escludere, vista la stretta alleanza tra il Presidente siriano Assad, e quello russo, Putin che per altro insieme ad Italia e Francia, si trova ad avere in concessione una parte di mare libanese, finalizzato all’estrazione di gas e petrolio. Altrettanto da rigettare una responsabilità da parte di Israele (ed anche della Siria per queste altre ragioni), poiché un’esplosione così devastante sia per quanto concerna danni a cose e soprattutto danni a persone (molte rimaste uccise a moltissime altre ferite e senza casa), risulta essere totalmente inutile, sia per il luogo che per il destinatario dell’esplosione stessa. Facendo esplodere infatti il porto di Beirut, si è danneggiato solamente il Libano, e non le tre compagnie che abbiano ricevuto in concessione i lotti di mare. Per altro le estrazioni, avvengono per l’appunto nelle acque territoriali libanesi, ma non nel porto di Beirut, la distruzione del quale, risulta essere stata totalmente inutile, per dirimere eventuali contese in fatto di lotto petroliferi. E questo, vale tanto per Israele, tanto (e a maggior ragione) per la Siria.

Per quanto riguarda invece la questione delle privatizzazioni, tra le quali rientri anche quella relativa al Porto di Beirut, beh anche in questo caso, se non anche più di prima, valgono le forti perplessità al riguardo di un eventuale atto intimidatorio o di avversione alla privatizzazione stessa.
Che senso avrebbe, infatti, imporsi alla privatizzazione del Porto, o magari alla concessione dello stesso ad un’impresa concorrente, pretendendo magari per sé la gestione portuale, se poi alla fine non ci sia più nessun Porto da gestire, vista la distruzione conseguita alla strage esplosiva?

Vi è poi una terza ipotesi, che vorrebbe nella distruzione di eventuali materiali compromettenti o di natura bellica, la causa dell’esplosione e distruzione delle infrastrutture portuali libanesi.
Ecco, anche in questo caso mi trovo a nutrire dei forti dubbi su questa tesi formulata. Appurato infatti che quasi certamente il colpo di grazia sia stato dato dallo sgancio di un ordigno esplosivo esterno, che senso avrebbe avuto, provocare un’esplosione tanto grande, con un numero così elevato di vittime, feriti e distruzione, se lo scopo fosse stata poi la distruzione di un qualcosa che, certamente si sarebbe distrutta ugualmente, nell’incendio e nelle microesplosioni che fossero già divampate? Tuttalpiù, se l’autore della strage avesse voluto rimanere certo dell’effetto distruttivo prefissato, avrebbe certamente potuto piazzare degli esplosivi via terra, allo stesso modo di come via terra sia stato fatto divampare l’incendio, posto che delle fiamme così alte e cosparse di piccole esplosioni, avranno per forza dovuto avere degli esecutori in loco.
Totalmente inutile esporsi in modo così eccessivo, visto che la stessa (presumibile) bomba, sia stata ripresa da centinaia di video e fotografie fatte sul posto.

Come se non bastasse, infatti, il Presidente libanese, che magari avrebbe avuto tutti gli interessi per accusare qualcuno (Israele, Siria o eventuali comparti terroristici), ha invece preferito asserire con estrema sicurezza, come l’esplosione fosse derivata da un carico di armi in nitrato di ammonio, sequestrato 7 anni fa. Abbastanza strano, per il leader politico di uno Stato che avrebbe certamente potuto indebolire Israele e Siria, sulle contese riguardo i lotti marittimi petroliferi.

Ed allora, ho piuttosto analizzato la ”strana” concomitanza di eventi, tra l’esplosione di Beirut e gli eventi politici europei e soprattutto italiani, riguardanti il Coronavirus. La strage libanese è infatti avvenuta, proprio mentre in tutta Europa si stessero tenendo manifestazioni imponenti, contro le politiche liberticide degli Stati, a causa di quella che nonostante i numeri, venga ancora definita pandemia; e come se non bastasse, in Italia si stava tenendo la spinosissima questione relativa ai verbali del Comitato Tecnico Scientifico, che Conte avesse deciso inspiegabilmente di secretare, salvo poi proprio nel giorno dell’esplosione, di desecretarne solo 5 dei 45 posti sotto il segreto di Stato.
Adesso, di certo la mia intenzione non è certamente quella di avventurarmi in analisi che verrebbero definite complottiste o deliranti; per questo, mi limiterò a lasciarvi gli elementi e le analisi che fin qui vi abbia portato, lasciando ad ognuno di voi, ed alla sua intelligenza e perspicacia, l’abilità e la libertà, di trarre le conclusioni che più riterrà opportune.
Come ho già avuto modo di imparare abbondantemente, in questa era in cui la ricchezza sia costituita dall’informazione, quando una cosa sembra apparire troppo facilmente quello che appare, allora probabilmente non è come appare.

Emmanuel Giuseppe Colucci Bartone

EMMANUEL GIUSEPPE COLUCCI BARTONE

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