L’Editoriale- Giornalismo da strilloni: la stampa calabrese, uccide il suo territorio.

L’Editoriale- Giornalismo da strilloni: la stampa calabrese, uccide il suo territorio.

Sebbene io stesso, sia un operatore attivo, nella sua più o meno modesta sfera d’azione, all’interno dell’attività giornalistica, non posso che affermare quanto io, da sempre, abbia rifiutato la visione, che il mondo della stampa e dell’informazione, avessero un così elevato potere all’interno della società odierna; ritengo infatti che il dovere di un giornalista serio, professionale ma, soprattutto dedito all’etica professionale stessa, sia quello di raccontare la società, e non di plagiarla o condizionarla. E ancor di più ritengo sconveniente e poco (o per niente) professionale, vedere spesso giornalisti che dissimulino o alterino la realtà di un territorio, solo per averne un tornaconto in termini di visibilità della testata o di quell’articolo giornalistico.

Ma è altrettanto indubbio che, ad oggi, lo sviluppo di un territorio, sia questo nazionale o regionale, dipenda dallo sviluppo e soprattutto dalla QUALITA’ della stampa che, su quello stesso territorio, si trovi ad operare.
Ebbene, da Calabrese e da attento osservatore della stampa della mia regione, sono giunto finalmente ad una conclusione, frutto di osservazione lenta ed attenta.

Devo infatti constatare, che uno dei motivi per cui la mia stupenda terra di Calabria non riesca ad emergere, rispetto alle sue sorelle del Meridione come Sicilia, Puglia e Campania, sia in gran parte attribuibile alla stampa calabrese ed al suo modus operandi che, come anticipato dal titolo stesso, ritengo sia molto più vicino agli strilloni che, fino a qualche decennio fa, usassero la tecnica dello strillo, appunto, per vendere più copie, enfatizzando o ingigantendo le notizie, urlandone solo quelle che fossero state adatte a provocare scalpore e destare la curiosità dei lettori..

Ecco, allo stesso modo ritengo deplorevole, da parte mia, constatare che il giornalismo calabrese funzioni approssimativamente allo stesso modo.
La cronaca, soprattutto quella nera (criminale e mafiosa), continua a costituire il buon 80% delle attività di spicco delle testate, sia cartacee (poche), sia di quelle online, del territorio di Calabria.

Un fenomeno certamente innegabile ed eccessivamente presente, in Calabria, come quello della criminalità organizzata, deve senza dubbio essere trattato , approfondito e, soprattutto, contrastato anche con il mezzo della stampa, la quale può certamente costituirne un instrumentum di innegabile qualità e quantità di fuoco, per poter dare un contributo alla lotta alla ‘ndrangheta, sia dal punto di vista criminale , e sia anche da quello culturale.
Ma purtroppo va constatato come la stampa calabrese, nel suo agire, sia quasi totalmente imperniata sui racconti di cronaca nera, dimostrando un’inspiegabile pigrizia giornalistica.

Purtroppo questo rappresenta un circuito chiuso auto-alimentato, che vede da una parte, una stampa calabrese dedita quasi esclusivamente al riporto di notizie su eventi di natura criminale, e dall’altra parte il popolo calabrese il quale, similmente alla reazione di un tossicodipendente, oramai assuefatto a quella stessa descrizione che il giornalismo calabrese gli proponga quotidianamente, è divenuto a sua volta un consumatore ed un cercatore accanito, della notizia che parli di quella sparatoria, o di quell’omicidio o di quella retata.

Badate, come già accennato, oggi le società sono facilmente influenzabili dalla stampa, che è oramai divenuta il vademecum enciclopedico di un’era, come quella attuale, che sia divenuta totalmente impostata sull’informazione.
E quindi le varie testate calabresi, che dovrebbero essere quell’ultimo baluardo della controinformazione a difesa della Calabria e dei Calabresi onesti e perbene, che si opponga alle notizie altrettanto stereotipate delle testate nazionali, si trovano invece accodate in quella becera scia di giornalismo mercenario, molto più interessato al profitto della notizia, che non alla notizia stessa ed alle sue ripercussioni.

Il giornalismo calabrese, che conosce (o quantomeno dovrebbe conoscere) le bellezze calabresi, non solo paesaggistiche, ma anche culturali, storiche, sociali, archeologiche, artistiche e letterarie, dovrebbe impegnarsi, con la stessa ingordigia con cui tratta gli eventi di cronaca nera criminale, a trattare delle bellezze infinite che questa terra ha da offrire. Sia per abituare nuovamente al bello ed a vedere a colori, gli abitanti di questa terra oramai resi abituati alla violenza ed a vedere nero; e sia anche per insegnare a coloro che calabresi non sono, che la Calabria non sia solamente lupare, mafia e delinquenza, ma che sia mare, spiagge, montagne, neve, storia eterna, arte, archeologia; insomma, che la Calabria sia bella così come bello è il suo popolo.

Come si fa, infatti, a pretendere, che i Calabresi possano ripartire da zero, per creare una nuova Calabria, se i giornali quotidianamente dicono loro, che invece la Calabria sia solo mafia e morte?
Come si fa, inoltre, a pretendere che l’Italia ed il mondo, cambino idea ed opinione sulla Calabria, se gli stessi giornali calabresi che, questa terra dovrebbero difendere ed aiutarla a ripartire, invece si dedicano quotidianamente a raccontarne solo le storie negative?

Le imputazioni corrette, con cui accusare la stampa calabrese dal punto di vista giornalistico, non rimangono allora che queste: PIGRIZIA ED OPPORTUNISMO.
-Pigrizia, perché il giornalismo calabrese sembra quasi voler ignorare volutamente, il bacino infinito che questa terra possiede, di informazioni e notizie positive, che tutt’altra luce le potrebbero dare; pigrizia, perché in maniera del tutto provinciale, la stampa calabrese continua imperterrita a riportare in maniera del tutto meccanica, e priva di creatività e di volontà informative, le semplici feste o sagre o manifestazioni che si svolgono, ma semplicemente per dovere di cronaca, e non (con la stessa passione che usa per la cronaca nera) per appassionare i lettori, a tutte quelle manifestazioni culturali che pur vengono organizzate.
-Opportunismo, perché insieme alla cronaca nera, l’altra sola tematica che venga utilizzata dalla stampa calabrese, sia per vendere copie che per fare introiti, è la politica. Centinaia sono gli articoli che, con la stessa modalità usata per le notizie di cronaca nera, trattino di mala politica, di corruzione (per vendere copie), oppure che facciano da cronaca pubblicitaria (soprattutto in periodo di elezioni) a qualche personaggio della politica, dietro lauto compenso da parte dello stesso, nei confronti del giornale; opportunismo, perché si è creata, in Calabria, la disordinata mentalità, per cui debba vendere molto più la notizia che tratti di mafia, o di corruzione, che non invece la notizia che illustri ai Calabresi, le meraviglie e bellezze, di cui possano godere, in questa loro meravigliosa regione.

Per questo motivo, quindi, io mi sento in dovere di prendere le distanze, da quel mondo giornalistico calabrese, che preferisca lucrare sulla propria terra e sulla propria gente, attuando una modalità di giornalismo totalmente distruttiva delle coscienze e delle speranze del popolo di Calabria. Per questo motivo, quindi, io mi sento inoltre in dovere di prendere le distanze, da un giornalismo calabrese, totalmente asservito a quella stessa politica della quale pretenda di contestarne i malaffari.

Ma ancor più, mi sento di rivolgermi innanzitutto ai mie fratelli e sorelle di Calabria, dicendo loro che quella Calabria diversa, nuova e pulita, che voi e noi cerchiamo, è proprio qui, sotto i vostri occhi, resi ciechi per anni, da quella coltre di giornalismo pigro ed opportunista che vi è stato propinato. La Calabria che cercate, siete voi ed il suolo su cui poggiate i piedi. Non avete bisogno di nessun giornalista strillone, né del suo giornalismo di bassa lega, per sapere che la vera ricchezza, è quella che già abbiamo, ma che ci viene nascosta dall’incompetenza giornalistica di chi voglia lucrare su di noi, facendoci apparire come una terra di sola criminalità e morte.
Insomma, fratelli e sorelle calabresi, siate voi stessi la vostra notizia ed il vostro giornalismo. Iniziate ad apprezzare molto di più ciò che fate di buono, e ciò che avete di bello. Perché la vera bellezza, non necessita di un giornale, per essere conosciuta. La vera bellezza si deve semplicemente mostrare.

Quando tu possiedi un tesoro, ci sarà sempre chi vorrà tenerlo nascosto, perché invidioso, o chi vorrà rubarlo, per averlo per sé. Per questo, non aspettarti nessuno, ma sii tu stesso, il difensore del tuo tesoro.

Emmanuel Giuseppe Colucci Bartone

EMMANUEL GIUSEPPE COLUCCI BARTONE

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