Legami tra mafia e massoneria: massoni deviati, o massoni e basta?

Legami tra mafia e massoneria: massoni deviati, o massoni e basta?

Da quando, negli ultimi decenni del ‘900, furono scoperti i primi casi di contaminazione ed “infiltrazione”, dei primi appartenenti alle varie cosche mafiose, all’interno delle numerose e dislocate logge massoniche d’Italia (o anche viceversa, e quindi alla collusione di “fratelli muratori” nelle varie situazione delittuose della criminalità organizzata), si iniziò a parlare di legami tra mafia e massoneria.

Il fenomeno, che inizialmente sembrava potesse essere circoscritto a sporadici episodi di connivenza e collusione tra le due società, con il susseguirsi di sempre più nuove ed approfondite indagini e nuovi processi giudiziari, iniziò invece a creare un precedente, nel pensiero dell’opinione pubblica, andando a costituire quel diffuso pregiudizio secondo il quale, soprattutto nel Meridione italiano, le logge massoniche fossero spesso una naturale “longa manus”, delle varie cosche mafiose, o anche viceversa.

Come è facilmente intuibile, è stata questione di tempo, di poco tempo, prima che una delle associazioni più potenti, in Italia e nel mondo, quale appunto risulta essere la massoneria, comprendesse il grave danno (e non solo d’immagine), che stesse ricevendo, a causa di quella fama che la vedesse simbioticamente (o quasi) collegata agli ambienti della criminalità organizzata.

E così, soprattutto i media e gli organi di informazione giornalistica e paragiornalistica, coadiuvati anche dalle dichiarazioni di tanti avvocati, Magistrati e di addetti ai lavori della Iurisprudentia, inziarono quel lento processo di pulizia mentale e culturale, del pensiero che la società civile avesse degli ambienti della “muratoria” italiana e soprattutto meridonale, giungendo a dichiarare come totalmente errata quella concezione che vedesse la massoneria legata, a filo diretto, con le realtà mafiose.

Si giunse così, gradualmente, a parlare di “massoneria deviata”, volendo quindi separare e differenziare la massoneria tutta, da quei soggetti che, deliberatamente scegliessero di entrare in contatto con le realtà mafiose e criminali.
Si voleva quindi instillare la consapevolezza che la massoneria non dovesse la sua causa esistenziale ai legami con la criminalità organizzata, ma che, piuttosto, fossero pochi casi isolati, che decidessero di compromettersi con la parte “sporca” della società.

E così, per anni ed anni, si è andata via via a delineare una consapevolezza, perdurante anche nei nostri giorni, secondo cui non siano le logge di appartenenza, a scegliere di compromettersi con le mafie, quanto piuttosto invece che siano i singoli membri di quella o altra loggia, a decidere in piena autonomia ed autoreferenzialità.

Prima di proseguire nel punto centrale del discorso, annunciato nel titolo stesso, va fatta una piccola e leggera infarinatura, a coloro che di massoneria siano poco o per niente esperti, riguardo la struttura interna dell’organizzazione della muratoria italiana (così è anche chiamata la massoneria).

Innanzitutto è il “grande oriente d’italia”, ad essere l’obbedienza massonica, con più adepti, nel territorio nazionale italiano. Tale obbedienza, si sviluppa su quello che viene definito il “rsaa” e cioè il rito scozzese antico ed accettato.
Secondo i rituali di questa particolare obbedienza, la struttura interna della massoneria si sviluppa attraverso la diramazione sul territorio di varie e diverse logge che, per usare un paragone blasfemo e profano, assumono la stessa valenza territoriale delle Diocesi Cattoliche.
Sebbene infatti vi sia un gran maestro, reggente nazionale (ad oggi tale Stefano Bisi), a sua volta dipendente dalla Gran Loggia d’Inghilterra che risulta esserne la “casa madre”, ogni distretto del territorio nazionale possiede un diverso numero di logge che, appunto, funzionano e si interfacciano, l’una con l’altra, similmente alla struttura diocesana della Chiesa Cattolica.

A capo di ogni loggia, è situato un “maestro venerabile” che, per l’appunto, assume prerogative e poteri simili a quelli di un Vescovo. E’ infatti lui che possiede potere di ammissione o diniego, per l’accettazione degli eventuali novizi (che loro chiamano neofiti), oltre ad essere appunto il reggente della loggia messa sotto la sua giurisdizione.
Nei rituali della massoneria, contrariamente invece a ciò che accade per la Chiesa Cattolica, il postulante che voglia chiedere di essere ammesso a quella particolare loggia, non necessita di un semplice battesimo che, per i cristiani, viene profuso da parte di un Sacerdote, senza la necessità dell’approvazione diocesana o Vescovile.

Per chiedere di poter divenire membro di una loggia del grande oriente d’italia, oltre a dover passare attraverso un periodo di osservazione, nel quale il postulante debba dimostrare di essere “degno” di poter prendere parte alla società muratoria, una volta che il soggetto sia stato riconosciuto meritevole, sarà sottoposto a precisi rituali che, non solo necessitano di precise ed obbligatorie simbologie e gestualità di rito, ma anche che soprattutto siano necessari i soggetti, adatti a poter “celebrare” il suddetto rito.

Solo per poter entrare a far parte dei primi tre gradi (che avvengono solitamente negli stessi tempi per ogni candidato, essendo questi gradi molto più propedeutici che non strutturali) è necessaria la presenza di vari soggetti che, ricoprendo precisi ruoli rituali all’interno di quella loggia, risultano essere determinanti per la validità rituale del passaggio di grado.
Solo per fare un esempio, solitamente sono indispensabili, per ogni grado, quelli che nel gergo massonico sono chiamati “sorvegliante, diacono, oratore, esperto ed ovviamente il maestro venerabile”, quest’ultimo che risulta essere indispensabile per il conferimento di un rituale di passaggio di grado (tutto ciò è documentabile nei vari libri che illustrino i rituali massonici).

Tornando adesso alla trattazione del tema principale, ovvero dei legami (o, secondo alcuni, presunti tali) tra mafia e massoneria, si è spesso sentito di affiliazioni massoniche di esponenti di spicco delle varie associazioni mafiose, siano queste ‘ndrangheta, cosa nostra o camorra. Nei racconti a noi pervenuti, da parte dei vari collaboratori di giustizia, sappiamo che molto spesso, tali affiliazioni “parallele”, non avvenissero propriamente nel tempio della loggia regolare, bensì ne venisse “consacrato” uno nuovo, spesso in qualche abitazione o studio privato.

Anche in questo caso (come documentabile secondo le modalità già riferite sopra), per la consacrazione di un nuovo tempio, sono necessari ancora più “funzionari”, rispetto ai semplici passaggi di grado, oltre ovviamente a dover essere indispensabile la presenza del “venerabile”.

Ebbene, partendo da questi assunti che sembrano per l’appunto oggettivi ed incontrovertibili, viene quindi spontanea da porsi forse la domanda principale, che da tutta questa trattazione possa scaturire, e cioè quindi ci si chiede in che modo, si possa parlare di massoneria deviata, intendendo come tale, la personale e autonoma partecipazione di singoli appartenenti a logge regolari, a logge parallele in fratellanza con esponenti della criminalità organizzata, senza che la loro loggia di appartenenza ne sia a conoscenza, quando poi si osserva che anche solo per poter consacrare un nuovo tempio, oltre che ovviamente anche per gli stessi passaggi di grado, sia assolutamente necessaria la partecipazione di tutti quei funzionari con precise mansioni, all’interno della loggia di origine?
In che modo, quindi, si può parlare, ragionando di due presunte massonerie, e cioè quindi una regolare ed una deviata, se poi gli stessi funzionari rituali che presiedono a quella definita “regolare”, risultano altrettanto indispensabili per la formazione e struttura, di quella invece definita “deviata”?

Ma la domanda, forse quella più fondamentale ed esplicativa della questione qui trattata, è: FINO A QUANDO, SI POTRA’ CONTINUARE A PARLARE DI MAFIA E MASSONERIA, COME FENOMENI DISTACCATI E NON COLLEGATI?

Emmanuel Giuseppe Colucci Bartone

EMMANUEL GIUSEPPE COLUCCI BARTONE

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